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LA VIA DELLA LANA E DELLA SETA: 260.000 PASSI + 1

By Chiara T.

Ci sono circa duecentosessantamila passi dentro 130 chilometri. Una media pensata su un passo misurato e a prova di lenta scoperta! Si appoggia il tallone sull’asfalto, che poi diventa sterrato, che diventa roccia, prato e poi di nuovo asfalto.

Il primo sospiro ed il primo passo, con lo sguardo basso ai propri scarponi, sono vegliati dai portici di Bologna, l’ultimo passo e il sorriso della consapevolezza della meta, invece, si perdono in alto tra fasce di alberese e serpentino verde, a Prato.

Siamo lungo la Via della Lana e della Seta, un intenso trekking di 130 chilometri in una terra che forse non tutti conoscono in ogni suo volto. Per questo adesso vi proponiamo di immaginare voi stessi all’ombra dei palazzi medievali del cuore di Bologna mentre state per compiere il primo di quei duecentosessantamila passi lungo questo cammino.

Si apre dinnanzi a voi un ponte tra Emilia e Toscana fatto di fiumi, alberi e vette che unisce due terre capaci di regalare un’emozione da ricordare. Una moltitudine di “cammini nel cammino”, di cui oggi vi daremo qualche assaggio e che raccontano di storia, di arte, di outdoor e di buona tavola. Quattro primi ottimi motivi per scoprire questo percorso.

La Via della Lana e della Seta si snoda tra tesori nascosti e grandi testimonianze del nostro passato e della nostra cultura. Si parte dalla Bologna medievale, sulle tracce di quelli che erano i suoi 80 km di canali. Bologna, patria di mastri tessitori aveva, pensate, centinaia di mulini attorno al XVII secolo.

Sebbene ci sarebbe moltissimo altro da dire sulla storia del capoluogo emiliano, i nostri passi ci hanno già portato oltre la chiusa di Casalecchio, la più antica opera di ingegneria idraulica di Europa tutt’ora in funzione. Avremo già fatto quarantamila passi circa e sarà sufficiente aggiungerne un po’ per fare una piccola deviazione. Ci si imbatte così negli antichi romani, il cui ingegno vive tutt’ora nelle evidenze dell’acquedotto sito nell’Oasi di San Gherardo, pochi chilometri prima della fine della prima tappa canonica di cammino. In queste terre inoltre si può assaporare una delle tante delizie della Via: un calice di vino Pignoletto: Re dei colli bolognesi già noto ai romani che però non ne apprezzavano le note quanto noi!!

La storia che accompagna i prossimi passi tocca i momenti più drammatici della Seconda Guerra Mondiale ripercorrendo, lungo i sentieri di Monte Sole, i luoghi del drammatico eccidio. Si vedranno vere e proprie cicatrici fatte di buche, trincee e postazioni sino a M. Salvaro, M. Stanco e ancora per i chilometri a seguire. Quando camminerete su questi sentieri, sentirete un silenzio assordante, un monito della storia che non può essere dimenticato.

Alle nostre spalle lasciamo anche i luoghi del popolo etrusco che, attorno all’epicentro di Kainua, plasmò questa terra lasciando tutt’oggi impronte visibili.

Ora guardatevi attorno. Siete circondati dai boschi, vette e crinali che ispirarono Giorgio Morandi la cui arte rese eterni e sempreverdi!

I nostri passi proseguono e la trama di Lana e Seta è ormai un tutt’uno con storia, arte, gastronomia e natura selvaggia. La storia fa nuovamente capolino quando si cammina lungo quella che fu una strada di collegamento costellata di località la cui toponomastica ci parla della Roma repubblicana ed imperiale.

Ora però il vostro passo numero centosessantamila vi porta in un territorio conteso tra grandi famiglie feudali, con trame degne di una serie tv e racconti tra la leggenda e il mito. Si apre la strada per la Toscana mentre la pittoresca torre dell’orologio di Castiglione dei Pepoli vi osserva mentre vi allontanate alla volta dell’Abetina di M. Bagucci e vi addentrerete nelle antiche terre di frontiera, ancora pure forse grazie ai signori che le governarono mantenendone l’isolamento! Prima di incamminarvi, però, consigliamo un’ultima sosta di gusto per rendere onore alle prelibatezze emiliane, magari nel regno della signora del Tortellino, Lucia Antonelli!

Il cammino ci porta nuovamente in un ambiente selvaggio, lontano dalle affollate direttrici turistiche ed habitat naturale per chi ama l’outdoor al punto di farne uno stile di vita. Qui infatti si incontra una montagna talmente pura che farà impallidire le maestose cugine Alpi!

Se vi foste ritrovati qui nei secoli addietro allora vi sareste fermati alla Storaia: ieri, posta di cambio per i cavalli ma anche nascondiglio di antichi briganti, oggi incantevole crocevia di storie e volti. Ora la Val di Bisenzio si apre davanti a voi per condurvi alla meta. Tra antiche pievi, chiese e badie, prima tra tutte la badia di Montepiano, borgate e frazioni, si arriva a Vernio che tra le innumerevoli emergenze vanta il Mumat, Museo delle Macchine tessili dove annusare e toccare l’antica e moderna tradizione tessile della Valle. Ci sono già ben più di duecentoventimila passi impressi sui nostri scarponi ed è qui che si sale sulla Calvana da dove ammirare la Valle e la Rocca di Cerbaia, vigile guardiana di queste terre nei secoli.

Dall’alta Calvana potrebbero arrivare i profumi delle tipicità gastronomiche della valle Toscana, citandone solo alcuni, vi suggeriamo i biscotti, l’olio e le carni genuine e immancabili protagoniste della cucina locale.

Ormai ci avviciniamo, Prato si profila all’orizzonte e il Cavalciotto ci appare nella sua potenza di forza motrice di migliaia di antichi opifici alimentati dalle acque del Bisenzio e, con un velo di malinconia ma con la gioia nel cuore, il cammino è terminato, dinnanzi la maestosità del Duomo di S. Stefano. Cosa fare ora? Noi consigliamo di rifocillarvi e di scoprire i musei cittadini, perché tanto i passi non finiscono mai!

Duecentosessantamila ….e uno!

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