top of page

LE 5 TRADIZIONI PASQUALI DELL'APPENNINO TOSCO EMILIANO

Le ricorrenze, si sa, per noi italiani sono il momento in cui emergono le tradizioni e ci sediamo intorno ad una tavola, simbolo di accoglienza, affetto e protezione, con la famiglia (o gli amici). Il territorio dell’Appennino Tosco Emiliano non è ovviamente da meno e, anzi, conserva geloso le sue tradizioni, in una commistione tra terre di confine che ha fatto emergere ancora di più identità e peculiarità.


1) La battaglia a coccetto

Nella parte più alta della montagna bolognese, ai bambini poco importa che ci siano le uova di cioccolato, ma è assolutamente necessario che ci siano quelle sode (se possibile benedette) con cui fare “coccetto” (o anche “coccino”), una battaglia a suon di “cucci” (piccoli colpi) sull’estremità dell’uovo che si deve impugnare in mano: quello che si rompe andrà al vincitore che continuerà la battaglia con gli altri ospiti a tavola. Il segreto, diceva sempre il mio babbo, campione indiscusso anche davanti ai più piccini, è l’impugnatura dell’uovo, che deve essere forte e ampia.

Il bottino ottenuto è ovviamente una grande soddisfazione per i bambini, che a questa aggiungono la possibilità di fare colazione di prima mattina con il... salame!


2) La “Stiaza”, il pane di Pasqua di Castel dell’Alpi (San Benedetto Val di Sambro, Bologna)

Con questo nome in dialetto, che in italiano diventa “schiaccia”, si indica, nei dintorni di Castel dell’Alpi, una pagnotta leggermente dolce che si usava preparare a ridosso del giorno di Pasqua. Aromatizzata con semi di anice e uva sultanina, appena tolta dal forno - ma guai a toccarla - essa spargeva un profumo inconfondibile che manteneva fino a quando la mattina di Pasqua veniva tagliata a fette per essere consumata. La schiaccia era la base della ricca colazione che rompeva il digiuno della Quaresima: pur essendo un pane dolce, essa si accompagnava all’uovo sodo benedetto da mangiare con un pizzico di sale, recitando il Credo. Tradizione vuole che l’infornata del sabato santo, in passato, fosse tutta di pagnotte dolci per le quali alla bottega si acquistava ben un chilo di uva passa!


3) A Firenze il dolce tipico del Giovedì Santo è il Pan di Ramerino

Non è terra di montagna, ma è ugualmente per noi il punto di arrivo della Via degli Dei.

Il Pan di Ramerino (rosmarino in toscano antico) più che un dolce vero e proprio è un pane tipico del periodo della Quaresima che un tempo veniva preparato per il Giovedì Santo ma che oggi si può assaggiare fino alle terre del Mugello anche fuori dalle festività. Una specie di panino dolce da gustare come spuntino tra un pasto e l’altro.

I tre ingredienti principali, il rosmarino, lo zibibbo (uva secca) e l’olio d’oliva, creano un particolarissimo contrasto di sapori di una fragranza inconfondibile. In tempi moderni la ricetta è stata modificata con l’aggiunta dello zucchero. Il dolce si presenta come una piccola pagnottella con un taglio a croce che serve per favorire la lievitazione ma che gli conferisce anche la fisionomia di un pane devozionale. Un tempo, al grido "ce l’ho coll'olio", i venditori ambulanti lo offrivano alle donne che andavano in chiesa per la messa del Giovedì Santo affinché si procedesse, durante la messa, alla tradizionale benedizione.


4) Quaresimali fiorentini: i biscotti tradizionali di Pasqua

I quaresimali fiorentini sono biscotti al cacao a forma di lettere, inventati a metà Ottocento dalle monache di un convento situato tra Prato e Firenze.


La forma alfabetica dei quaresimali richiama l’attenzione al Vangelo, la consumazione dei biscotti secchi fiorentini era in principio riservata agli uomini di Chiesa e alle famiglie aristocratiche della città toscana ma con il passare del tempo divennero dolci tradizionali, particolarmente apprezzati dai bambini. In segno di penitenza, i quaresimali fiorentini non contengono grassi di origine animale e l’unico peccato di gola è costituito dal cacao che conferisce ai biscotti una tipica colorazione scura.

Secondo fonti più precise, invece, la loro ricetta sarebbe nata nei primi anni del Novecento presso la Digerini Marinai, nota azienda produttrice fiorentina di biscotti e cioccolata. Dopo la chiusura della fabbrica, un’operaia addetta al confezionamento dei dolci e suo marito, Dante Scapigliati, decisero di proseguire la produzione di questi biscotti secchi.

Gli unici ingredienti contenuti nei quaresimali sono: farina, albume, zucchero a velo, cacao amaro e scorza d’arancia, provate a cercarli nelle pasticcerie nel periodo che precede Pasqua!


5) La passeggiata su e giù dai Bregoli

Ci spostiamo nuovamente sul versante emiliano perchè un grande classico per i bolognesi, il giorno di Pasquetta, è la passeggiata lungo il sentiero dei Bregoli che collega Bologna a Casalecchio di Reno. Si può salire dal portico più lungo del mondo, quello di San Luca, raggiungere la Basilica e poi ridiscendere attraverso la Via Crucis fino alla Chiesa di San Martino, all’inizio di Parco Talòn, oppure “salire e scendere” dal Parco della Chiusa arrivando al monte della Guardia e sostando a San Luca. La direzione poco cambia il significato di questa passeggiata che è diventata, nel corso degli anni, un momento di incontro e di condivisione, in cui prendere una boccata d’aria fresca lungo una parte della Via degli Dei!


By Francesca

383 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page