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8 MARZO: CINQUE DONNE D'APPENNINO

Ormai l’8 marzo è definita commercialmente “Festa delle Donne” ma vorremmo cogliere questa occasione, quella della Giornata Internazionale della donna, per raccontare alcune delle grandi personalità femminili di un tempo in Appennino e rendere omaggio a quelle figure speciali che in quasi tutti i tempi e paesi, con il loro operato, sono diventate modelli di riferimento.

1 - Partiamo dai primi colli bolognesi ricordando la storia di Nicolosa Castellani, vissuta nel XV secolo tra il Palazzo Bentivoglio di Bologna e Palazzo Sanuti in località Fontana a Sasso Marconi (Bo). Era la moglie di Nicolò Sanuti, primo conte di Porretta; una donna bella e colta che passò alla storia per aver contestato pubblicamente il Cardinale che all’epoca aveva posto un bando contro gli eccessi della moda femminile. Consapevole di muoversi in una società costruita dagli uomini e della situazione di sottomissione delle donne, scrisse una lettera di protesta al Cardinale in cui manifestava tutto il suo dissenso. Era certamente una donna privilegiata Nicolosa, una donna di una certa autorevolezza, la signora della moda; si direbbe: “un’influencer” d’altri tempi… ma è principalmente grazie al suo coraggio che è diventata uno dei primi simboli dell’emancipazione culturale della donna, ancor oggi ricordata sul territorio proprio per questa sua caratteristica.


2 - E parliamo di nuovo di coraggio pensando ad un’altra donna, questa volta spostandoci più avanti nella Valle del Reno. Il coraggio di ribellarsi di fronte alle ingiustizie che appartiene a quelle donne “senza arte né parte”, donne comuni, come Amalia Bagnacavalli, una balia contadina nata in una piccola frazione di Grizzana Morandi che all’inizio del ‘900, spinta dalla povertà, prende a balia una bambina orfana per poche lire al mese. Incurante che la piccola fosse affetta da una malattia contagiosa, Amalia si ammala e contagia anche i membri della sua famiglia. Anziché accettare il suo destino (come era solito accadere all’epoca), scelse di intentare una causa per negligenza contro la sanità bolognese. La battaglia legale per ottenere giustizia durò ben dieci anni ma alla fine Amalia vinse la causa contro lo stato.

Grazie al suo coraggio, altre giovani furono messe in guardia ed evitarono così la sua stessa sorte. La storia di Amalia Bagnacavalli è un esempio rivoluzionario delle lotte di classe dell’epoca ma che ancora oggi risuona incredibilmente attuale.


3 - Sempre nei luoghi citati, ha vissuto anche Angela Grimaldi, una giovane donna benestante che dedicò la sua vita ad aiutare gli altri attraverso opere umanitarie. Nata a Vergato (Bo) nel 1868, quando da ragazza si trasferì a Sasso Marconi, partecipò alla costruzione di un asilo per far sì che ai bambini meno abbienti fosse garantita l’istruzione. Questa scuola materna ancora oggi porta il suo nome (e si trova a Sasso Marconi).


4 - Sempre dall’Appennino, questa volta spostandosi sul versante della vallata Idice Savena Setta, un altro nome poco conosciuto ma ugualmente importante. Si tratta di Maria Dalle Donne, la prima donna medico laureata di Bologna. Nacque nel 1778 in un piccolo borgo che oggi fa parte del Comune di Loiano da una famiglia di contadini. Da piccola soffriva di una patologia che le impediva di lavorare nei campi e, non potendo essere d’aiuto alla famiglia, fu affidata alle cure di un parente che si dedicò alla sua istruzione. Ben presto si scoprì che Maria era una bambina prodigio, una donna destinata a seguire le orme della grande Laura Bassi, tra le prime donne laureate (in Fisica) in Italia e tra le prime al mondo a ottenere una cattedra universitaria.


5 - Infine la storia di Cornelia Paselli, in parte e con licenze poetiche ripresa da Giorgio Diritti nel film L’uomo che verrà, giovane superstite del famoso eccidio di Monte Sole. Nel settembre 1944, Cornelia aveva 17 anni e abitava a Gardelletta, nella vallata del Setta, con la sua famiglia (il padre Virginio, la madre Angelina, la sorella Giuseppina ed i fratelli gemelli Luigi e Maria). Tre giorni prima dell’Eccidio la famiglia si trasferì a Cerpiano, ritenuto luogo più sicuro. La mattina del 29 settembre il padre Virginio, vedendo poderi bruciare e sentendo spari, disse alla famiglia di rifugiarsi nella chiesa di Casaglia, mentre lui si sarebbe nascosto nei boschi. Qui trovarono tante altre persone del luogo, soprattutto donne, anziani e bambini, ma furono trovati dalle SS e condotti fino al cimitero di Casaglia dove con mitraglie e bombe a mano cominciarono a colpire tutto il gruppo: i gemelli Luigi e Maria morirono subito, Giuseppina fu ferita, la madre Angelina colpita alle gambe. Cornelia con fatica si liberò dei corpi che la sovrastavano, si avvicinò alla madre ed alla sorella, provò ad aiutarle poi aspettò il momento giusto per scappare a cercare aiuto per loro. Tornò dopo tre giorni, ritrovò solo la sorella Giuseppina, ancora in vita.


Che siano contesse o contadine, diverse per carattere e destino, di personalità femminili del nostro passato (e del nostro presente) ce ne sono ancora tante da raccontare.

Perché si sa che dietro a una grande storia… c’è sempre una grande donna!


By Nelly



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